cristina

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Memoria, ironia, passione, tradizione, allusività. Nel particolarissimo lavoro di Cristina Moggio confluiscono elementi di segno diverso, alle volte contrario, ma che contribuiscono alla definizione di un messaggio estetico di elevato valore simbolico, dove il racconto si fissa, dove la forma si mette in moto, dove il colore esulta. Il recupero di materiali semplici e l´utilizzo di tessuti antichi e di trame preziose o di oggetti rinvenuti in vecchi armadi e in polverose soffitte, ma soprattutto l´uso di radici d´albero e di vetusti legni elegantemente "scolpiti" dalla natura o, più raramente, già lavorati dall´uomo siglano il lavoro dell´artista e lo rendono intrigante, unico ed irripetibile.

Dott.ssa Anita Valentini - Firenze

…E sono sabbie, sassolini, ciottoli, legni dimessi, carte ingiallite, sete esauste, tessuti logori e inutilizzati che Cristina Moggio chiama a nuova vita, e a cui ridona la parola nuova dell´arte. E´ la materia "bruta", spesso negletta e scartata dal mondo, che si rianima come per magia…

Dott. Piero Valdiserra - Bologna

C´è un´intesa tra lei e il passato , un amore ormai molto purificato per gli oggetti poveri, semplici, dimessi che lei prende, spolvera in modo che possa venir fuori il loro senso, ciò che loro vorrebbero ancora dire. Come se una volta qualcuno li avesse azzittiti, se non avesse più ascoltato il loro racconto, ma essi non avessero ancora detto tutto, specialmente riguardo coloro ai quali servivano. E qui la grande sapienza della vera arte. Agganciarsi al passato, inserirsi in una tradizione e far emergere un nuovo tessuto, un tessuto così nuovo da sembrare che queste cose siano create oggi. La Moggio ha affrontato con coraggio questa sfida, ed è una di quegli artisti che si trova in mezzo ai bambini, in una scuola, per iniziarli alla sapienza della memoria….

Marko Ivan Rupnik - Roma

Consegnare al mondo segni della Bellezza… è quel che la nostra amica Cristina mirabilmente compie. Ella ama cercare, piegare l´orecchio del cuore, ascoltare, raccogliere frammenti di vita nascosti in oggetti- soggetti abbandonati, destinati alla staticità, additati come segno di finito o comunque definito percorso.

Maria Giovanna Valenziano osb - Roma

Ho conosciuto Cristina Moggio circa un anno fa nel Monastero Benedettino di S. Cecilia in Trastevere…… Cristina era lì a trafficare nelle stanze ancora polverose e malmesse del Monastero, oggi per la maggior parte ristrutturate e tornate a nuova vita, intenta a raccogliere pezzi di stoffa, bottoni, fermagli, frammenti di statue, candele, oggetti liturgici, ogni cosa che avesse la parvenza di una forma comprensibile, il gusto di un materiale desueto, il relitto di un viaggio nella memoria. Dai frammenti del passato remoto del convento nascevano lentamente oggetti cuciti con stoffa dove le forme che emergono casualmente dagli intrecci degli oggetti e dei colori ricordano un elegante lavoro ….

Prof. Tommaso Strinati - Roma

La pittrice trova nel paesaggio un prolungamento spontaneo e naturale dei suoi cromatismi e delle sue forme: vi troviamo infatti fiori, piante, legni, sassi, lacerti, espressione di una civiltà contadina che costituisce l´immaginifico della Moggio, che così alimenta la sua poesia artistica attingendo da queste, tutta la forza espressiva e coinvolgente della sua creatività.

Dott.ssa Vera Slepoj - Padova

Le acque, le sabbie, I sassolini, I ciottoli levigati e colorati. I fiori, le piante, i legni marciti sono stati il mondo d´emozioni poetiche a cui Cristina Moggio ha attinto. Per questa via è arrivata negli ultimi anni alla realizzazioni di pitture-sculture su legni vissuti. Ci è approdata utilizzando i legni "TROUVE´", antiche assi marcite, lacerti di civiltà contadina amorosamente raccolti, restaurati, salvati dalla consunzione, "medicati" nelle loro ferite.

Prof. Renzo Francescotti - Trento

CRISTINA MOGGIO ECOLOGISTE PICTURALE Neè dans le Trentin, cette jeune femme dessine et peint depuis sa plus tendre enfance. L´art de Cristina Moggio s´inspire de la nature. L´ecologie picturale de ce peintre donne des oeuvres souvent très colorèes, mais ègalement très proches des ton des prairies ou des forets.

Charles Jourdanet - Nizza